mercoledì 17 gennaio 2018

Esecuzione Capitale

Perderò la testa
per Mastro Titta
per uno struggente tramonto
in soffitta.
Vilipeso tra
un sconfitta in trasferta
e il leggendario Gra
questo è un popolo in continuo movimento,
in perenne migrazione;
dal senso civico e la buona educazione
agli alti pascoli della più cupa rassegnazione.
Che di Ottavi monarchi ne ho piene le tasche
come gli spiccioli di questa Fontana
come le ore perse ad una fermata
come a dire “a chi tocca nun se ‘ngrugna
porgendo l’altra guancia alla vergogna
se solo mandi giù bocconi amari
e ti rimane un filo di voce impigliato nelle mani.
Ce ne sono di escrementi, di voragini, prestanome e cardinali
Neroni che incendiano la rabbia
per questo castello sulla sabbia
chiamato Roma, chiamato Urbe
di lupe e volpi poco furbe
per decidere qualcosa di sensato
senza darsi troppe arie su pe’ l naso.
Non è Pasquino che è tornato.
È solo il canto stupido e spaesato
di chi di quest’eterna Capitale
n’è ancora tutto sommato innamorato.
Ma Lorsignori saran d’accordo
su questo fastidioso Corso degli eventi
che Qui di fulgido e glorioso
sono rimasti solo i monumenti.
Il barcarolo va contro corrente
parla ma non dice niente,
fra le sponde e i ponti sul Biondo incedere
medita che in fin dei conti
ciascuno ha quello che si merita.
Bonanotte Popolo
l’eco finalmente si risente
torna a dormì e lassa perde
tutte ste faccenne. Aricordete ora e ancora
che nun ce stà nisuna assoluzione
e che stamo e ce staremo sempre

nell’anno der Signore!”



giovedì 11 gennaio 2018

Il giardino dei tigli


Tace questo inverno di ingratitudine
in equilibrio sulle paure.
Considero le carezze della malinconia
un penoso spreco di sangue.
Mento con la voce dell’allegrezza
mentre scavo più mansueti orizzonti.
Dal silenzio dei boschi sino al fruscio delle onde
il sole compie il suo giogo
incredulo dinanzi ai nostri travagli.
Perdiamoci nel giardino dei tigli;
cogliamo il dolce grappolo
prima che i venti
ne assaporino la carne.
Da questo naufragio
possiamo salvarci

stringendoci intorno al fuoco.