Cosa me ne faccio di quest'alba
se abbiamo smesso di sorprenderci,
cosa mi rimane di quest'universo
se non ci sono più regni da conquistare.
Delusi
da tutto ciò
che chiamavamo amore
splende il confine ultimo
di un silenzio afflitto,
infilzato nelle tempie
come il dolore più tenero...
le foglie vanno a morire dove vuole il vento.
se abbiamo smesso di sorprenderci,
cosa mi rimane di quest'universo
se non ci sono più regni da conquistare.
Delusi
da tutto ciò
che chiamavamo amore
splende il confine ultimo
di un silenzio afflitto,
infilzato nelle tempie
come il dolore più tenero...
le foglie vanno a morire dove vuole il vento.
Ai poeti dico di non tornare
di insistere, di trovare
altri silenzi da raccontare.
Ai poeti auguro di non svegliarsi
di non attenersi alle regole,
di non lasciare mai un tramonto
in balia del proprio cielo.
Auguro un mare, un deserto,
una lacrima in più da attraversare.
Ai poeti dico di non disperare
quando stillano solitudini,
di camminare anche al buio
perchè una carezza di luna
farebbe più male.
Ai poeti dico di sorridere
quando il vento della notte
li trascina via lontano
perchè quando tutto è perduto
nuove ali e nuove parole
una volta ancora
offriranno loro
la malinconia di vivere.
di insistere, di trovare
altri silenzi da raccontare.
Ai poeti auguro di non svegliarsi
di non attenersi alle regole,
di non lasciare mai un tramonto
in balia del proprio cielo.
Auguro un mare, un deserto,
una lacrima in più da attraversare.
Ai poeti dico di non disperare
quando stillano solitudini,
di camminare anche al buio
perchè una carezza di luna
farebbe più male.
Ai poeti dico di sorridere
quando il vento della notte
li trascina via lontano
perchè quando tutto è perduto
nuove ali e nuove parole
una volta ancora
offriranno loro
la malinconia di vivere.
L’orpello di una lacrima
contempla sorrisi
ancor più vani.
Forse acerba è la luna,
giovane il mio volto
in questa stanza
di impetuosi echi.
E’ solo l’inverno a parlare
a fidarsi di me,
lontane distese di attimi
mentre il cielo si arrende
all’infinita agonia.
Fra i rami vermigli
l’impazienza della sera,
dalla riva immutata
pagine di poesia,
orizzonti immortali
e ritrovo la mia canzone.
contempla sorrisi
ancor più vani.
Forse acerba è la luna,
giovane il mio volto
in questa stanza
di impetuosi echi.
E’ solo l’inverno a parlare
a fidarsi di me,
lontane distese di attimi
mentre il cielo si arrende
all’infinita agonia.
Fra i rami vermigli
l’impazienza della sera,
dalla riva immutata
pagine di poesia,
orizzonti immortali
e ritrovo la mia canzone.
Scorci di luce
inattesi
imprevisti vagano
per questo inferno.
Acque di oblio
lacrime, grida senza vita.
Ho sognato un bimbo
che non piangeva,
libero di sbagliare.
Un vago ricordo di dio
sarà il mio domani.
Un principio senza senno
una casa dove annoiarsi,
il canto dei gabbiani.
Scorza di luce in attesa...
gli abissi sono il mio approdo.
inattesi
imprevisti vagano
per questo inferno.
Acque di oblio
lacrime, grida senza vita.
Ho sognato un bimbo
che non piangeva,
libero di sbagliare.
Un vago ricordo di dio
sarà il mio domani.
Un principio senza senno
una casa dove annoiarsi,
il canto dei gabbiani.
Scorza di luce in attesa...
gli abissi sono il mio approdo.
Non ti accorgi, non sai
quanta poesia indossano i tuoi sguardi.
Quando corteggi i vasti orizzonti
che s'inchinano al tempo,
lembi d'azzurro derisi dal vespro
null'altro che misera grandezza.
Non vedi, non puoi
comprendere quanti giorni
doni al mio passato
quando plani sul cristallo della sera
e dipingi la perfetta traiettoria
in direzione dei miei abissi.
Tu,
maestosa vela
spiegata verso il rimpianto,
non sai, non ti accorgi
di come io sia,
senza il tuo amore,
la più fragile delle notti.
quanta poesia indossano i tuoi sguardi.
Quando corteggi i vasti orizzonti
che s'inchinano al tempo,
lembi d'azzurro derisi dal vespro
null'altro che misera grandezza.
Non vedi, non puoi
comprendere quanti giorni
doni al mio passato
quando plani sul cristallo della sera
e dipingi la perfetta traiettoria
in direzione dei miei abissi.
Tu,
maestosa vela
spiegata verso il rimpianto,
non sai, non ti accorgi
di come io sia,
senza il tuo amore,
la più fragile delle notti.
Quando scongiuro il tuo respiro
quando imploro le tue mani
come esule,
penosamente
anela al ritorno
tu non ti nascondere.
Quando ti chiedo un tenero sguardo
quando confido nel tuo abbraccio
per sopire i miei tormenti
non distrarti.
Continua a cercarmi
quando l'inverno
appesantisce i passi,
continua a chiamarmi
quando il silenzio
annichilisce i venti
e quando, infine
deciderai di perdermi
tu, almeno
dedicami un'attesa,
l'incanto dell'ultima vista al faro
prima del mare aperto.
quando imploro le tue mani
come esule,
penosamente
anela al ritorno
tu non ti nascondere.
Quando ti chiedo un tenero sguardo
quando confido nel tuo abbraccio
per sopire i miei tormenti
non distrarti.
Continua a cercarmi
quando l'inverno
appesantisce i passi,
continua a chiamarmi
quando il silenzio
annichilisce i venti
e quando, infine
deciderai di perdermi
tu, almeno
dedicami un'attesa,
l'incanto dell'ultima vista al faro
prima del mare aperto.
Ci racconteranno
come si raccontano
inverni
di piene e di risvegli,
di carezze in riva al fuoco.
Torneranno ad amarci
come si ama quel sole
che non si mostra.
Quando
come la nebbia,
sulle sponde del giorno
ci poseremo
e ci abbandoneremo
alla pietra in tumulto,
accarezzeranno la chioma
di parole mai nate.
Ogni istante sarà
già
istinto di memoria,
sulle spente labbra
di un tempo che non perdona.
come si raccontano
inverni
di piene e di risvegli,
di carezze in riva al fuoco.
Torneranno ad amarci
come si ama quel sole
che non si mostra.
Quando
come la nebbia,
sulle sponde del giorno
ci poseremo
e ci abbandoneremo
alla pietra in tumulto,
accarezzeranno la chioma
di parole mai nate.
Ogni istante sarà
già
istinto di memoria,
sulle spente labbra
di un tempo che non perdona.
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